venerdì 4 luglio 2025

Il Vangelo del Sabato 5 Luglio 2025

 

Della 13° settimana del Tempo Ordinario.

Sant'Antonio Maria Zaccaria, sacerdote.

Prima lettura.

Giacobbe soppiantò il fratello e carpì

la benedizione che spettava a lui.

Dal libro della Gènesi (27,1-5.15-29)

Isacco era vecchio e gli occhi gli si erano

così indeboliti che non ci vedeva più.

Chiamò il figlio maggiore, Esaù, e gli

disse: «Figlio mio».

Gli rispose: «Eccomi».

Riprese: «Vedi, io sono vecchio e ignoro

il giorno della mia morte.

Ebbene, prendi le tue armi, la tua farètra

e il tuo arco, va’ in campagna e caccia

per me della selvaggina.

Poi preparami un piatto di mio gusto e

portamelo; io lo mangerò affinché possa

benedirti prima di morire».

Ora Rebecca ascoltava, mentre Isacco

parlava al figlio Esaù.

Andò dunque Esaù in campagna a caccia

di selvaggina da portare a casa.

Rebecca prese i vestiti più belli del

figlio maggiore, Esaù, che erano in

casa presso di lei, e li fece indossare

l figlio minore, Giacobbe; con le pelli

dei capretti rivestì le sue braccia e la

parte liscia del collo.

Poi mise in mano a suo figlio Giacobbe

il piatto e il pane che aveva preparato.

Così egli venne dal padre e

disse: «Padre mio».

Rispose: «Eccomi; chi sei tu, figlio mio?».

Giacobbe rispose al padre: «Io sono

Esaù, il tuo primogenito.

Ho fatto come tu mi hai ordinato.

 Àlzati dunque, siediti e mangia la mia

selvaggina, perché tu mi benedica».

Isacco disse al figlio: «Come hai fatto

presto a trovarla, figlio mio!».

Rispose: «Il Signore tuo Dio me l’ha

fatta capitare davanti».

Ma Isacco gli disse: «Avvicìnati e lascia

che ti tocchi, figlio mio, per sapere se tu

sei proprio il mio figlio Esaù o no».

Giacobbe si avvicinò a Isacco suo padre,

il quale lo toccò e disse: «La voce è la

voce di Giacobbe, ma le braccia sono

le braccia di Esaù».

Così non lo riconobbe, perché le sue

braccia erano pelose come le braccia

di suo fratello Esaù, e lo bene- disse.

Gli disse ancora: «Tu sei proprio il

mio figlio Esaù?».

Rispose: «Lo sono». Allora disse:

«Servimi, perché possa mangiare

della selvaggina di mio figlio,

e ti benedica».

Gliene servì ed egli mangiò, gli portò

il vino ed egli bevve.

Poi suo padre Isacco gli disse:

«Avvicìnati e baciami, figlio mio!».

Gli si avvicinò e lo baciò. Isacco aspirò

l’odore degli abiti di lui e lo benedisse:

«Ecco, l’odore del mio figlio come

l’odore di un campo che il Signore

ha benedetto.

Dio ti conceda rugiada dal cielo,

terre grasse, frumento e mosto

in abbondanza.

Popoli ti servano e genti si prostrino

davanti a te.

Sii il signore dei tuoi fratelli e si

prostrino davanti a te i figli di tua madre.

Chi ti maledice sia maledetto e chi ti

benedice sia benedetto!».

Parola di Dio.

Vangelo.

Possono forse gli invitati a nozze essere

in lutto finché lo sposo è con loro?

Dal Vangelo secondo

Matteo (9,14-17) anno dispari.

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù

i discepoli di Giovanni e gli dissero:

«Perché noi e i farisei digiuniamo molte

volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».

E Gesù disse loro: «Possono forse gli

invitati a nozze essere in lutto finché

lo sposo è con loro?

Ma verranno giorni quando lo sposo

sarà loro tolto, e allora digiuneranno.

Nessuno mette un pezzo di stoffa

grezza su un vestito vecchio, perché

il rattoppo porta via qualcosa dal

vestito e lo strappo diventa peggiore.

Né si versa vino nuovo in otri vecchi,

altrimenti si spaccano gli otri e il vino

si spande e gli otri vanno perduti.

Ma si versa vino nuovo in otri nuovi,

e così l'uno e gli altri si conservano».

Parola del Signore.

Riflessione personale sul Vangelo di oggi.

Vino nuovo in otri nuovi, non abbiamo

altra possibilità.

È inutile cercare di infilare il Vangelo

nelle vecchie botti ammuffite delle

nostre tradizioni, delle nostre abitudini,

dei nostri ‘si è sempre fatto così’.

Guardate alla storia della Chiesa;

appena noi cristiani abbiamo cercato

di sclerotizzare la Parola, di metterla

a regime, di annacquare il vino del

Vangelo, lo Spirito ha suscitato santi

e sante che hanno ribaltato tutto, che

hanno conservato la speranza, che

hanno sospinto la barca nuovamente al

largo, là dove il Signore vuole che stia.

Tutto ciò che facciamo, ciò che è buono

e giusto: la liturgia, la prassi pastorale,

l’organizzazione è e deve restare riflesso

della bellezza di Dio, della sua immensa

tenerezza, della festa di nozze a cui

l’umanità è perennemente invitata!

Il digiuno lo facciamo per solidarietà

con i fratelli che soffrono la fame,

nonostante un terzo del mondo, quello

ricco, si dichiari cristiano.

Il digiuno lo facciamo per risvegliare le

nostre coscienze, non certo per farci

vedere pii o devoti.

Il digiuno lo facciamo come lo chiede il

Signore, nel silenzio e nel nascondimento.

Il digiuno, per manifestare la gioia dello

sposo, facciamolo oggi, astenendoci dai

pensieri scuri e inopportuni chiedendo

aiuto alla preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato

il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta

la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

rimetti a noi i nostri debiti come anche

noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia,

il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e

benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per

noi peccatori, adesso e nell'ora della

nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e

allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e

sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

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