sabato 19 luglio 2025

Il Vangelo di Domenica 20 Luglio 2025

 

Della 16° Domenica del Tempo Ordinario.

Sant' Apollinare di Ravenna,

vescovo e martire.

Prima Lettura.

Signore, non passare oltre senza

fermarti dal tuo servo.

Dal libro della Gènesi (18,1-10a)

In quei giorni, il Signore apparve ad

Abramo alle Querce di Mamre, mentre

egli sedeva all’ingresso della tenda

nell’ora più calda del giorno.

Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini

stavano in piedi presso di lui.

Appena li vide, corse loro incontro

dall’ingresso della tenda e si prostrò

fino a terra, dicendo: «Mio signore,

se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non

passare oltre senza fermarti dal tuo servo.

Si vada a prendere un po’ d’acqua,

lavatevi i piedi e accomodatevi

sotto l’albero.

Andrò a prendere un boccone di pane

e ristoratevi; dopo potrete proseguire,

perché è ben per questo che voi siete

passati dal vostro servo».

Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto».

Allora Abramo andò in fretta nella tenda,

da Sara, e disse: «Presto, tre sea di fior

di farina, impastala e fanne focacce».

All’armento corse lui stesso, Abramo;

prese un vitello tenero e buono e lo

diede al servo, che si affrettò a prepararlo.

Prese panna e latte fresco insieme con il

vitello, che aveva preparato, e li porse loro.

Così, mentre egli stava in piedi presso di

loro sotto l’albero, quelli mangiarono.

Poi gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?».

Rispose: «È là nella tenda».

Riprese: «Tornerò da te fra un anno a

questa data e allora Sara, tua moglie,

avrà un figlio».

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 14 (15)

Ripetiamo. Chi teme il Signore

abiterà nella sua tenda.

 

Colui che cammina senza colpa,

pratica la giustizia

e dice la verità che ha nel cuore, non

sparge calunnie con la sua lingua. R.

 

Non fa danno al suo prossimo

e non lancia insulti al suo vicino.

Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,

ma onora chi teme il Signore. R.

 

Non presta il suo denaro a usura

e non accetta doni contro l’innocente.

Colui che agisce in questo modo

resterà saldo per sempre. R.

 

Seconda Lettura

Il mistero nascosto da secoli,

ora è manifestato ai santi.

Dalla lettera di san Paolo

apostolo ai Colossési (1,24-28)

Fratelli, sono lieto nelle sofferenze che

sopporto per voi e do compimento a ciò

che, dei patimenti di Cristo, manca nella

mia carne, a favore del suo corpo

che è la Chiesa.

Di essa sono diventato ministro, secondo

la missione affidatami da Dio verso di

voi di portare a compimento la parola

di Dio, il mistero nascosto da secoli e da

generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi.

A loro Dio volle far conoscere la gloriosa

ricchezza di questo mistero in mezzo alle

genti: Cristo in voi, speranza della gloria.

È lui infatti che noi annunciamo,

ammonendo ogni uomo e istruendo

ciascuno con ogni sapienza, per rendere

ogni uomo perfetto in Cristo.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Beati coloro che custodiscono la

parola di Dio con cuore integro

e buono e producono frutto

con perseveranza. (Cf. Lc 8,15)

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo

Marta lo ospitò.

Maria ha scelto la parte migliore.

Dal Vangelo secondo

Luca (10,38-42) anno C.

In quel tempo, mentre erano in cammino,

Gesù entrò in un villaggio e una donna,

di nome Marta, lo ospitò.

Ella aveva una sorella, di nome Maria,

la quale, seduta ai piedi del Signore,

ascoltava la sua parola.

Marta invece era distolta per i molti servizi.

Allora si fece avanti e disse: «Signore,

non t’importa nulla che mia sorella mi

abbia lasciata sola a servire?

Dille dunque che mi aiuti».

Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta,

tu ti affanni e ti agiti per molte cose,

ma di una cosa sola c’è bisogno.

Maria ha scelto la parte migliore,

che non le sarà tolta».

Parola del Signore.

Riflessione personale sul Vangelo di oggi.

Cristo è il samaritano che versa sulle

nostre piaghe l’olio della consolazione

e il vino della speranza, colui che non

tira diritto facendo finta di non vederci,

che non si chiede se le nostre ferite non

siano la conseguenza delle nostre scelte

sbagliate, che non ha paura di sporcarsi

le mani di sangue.

E noi, guariti dentro, siamo resi capaci

di misericordia e di tenerezza.

Cristo è colui che possiamo accogliere,

come fece Abramo con i tre misteriosi

personaggi, alle querce di Mamrè, come

fecero le sorelle Marta e Maria a Betania.

Accogliere Dio significa diventare fecondi,

iniziare una nuova vita, come

per Abramo e Sara.

È facile immaginare la scena; Gesù,

verso la fine del pomeriggio, quando il

caldo di Gerusalemme cede il passo al

vento, scendeva la valle del Cedron

e risaliva il monte degli Ulivi, per

superarlo e raggiungere il piccolo

villaggio di Betania.

Chissà quando aveva conosciuto le sorelle

e Lazzaro, forse suoi coetanei.

Per Gesù, Betania rappresentava una

pausa di normalità, una sosta, un refrigerio.

Lasciati indietro anche gli apostoli,

forse Gesù ritrovava in quella casa di

campagna gli odori e le luci della sua

piccola Nazareth.

Forse a Betania, davanti ad una focaccia

cotta, Gesù dimenticava la tensione che

provava nella Gerusalemme che uccide

i profeti, abbandonava il dolore sordo

che gli stava crescendo nel cuore vedendo

la sua missione duramente contrastata.

A Betania Gesù poteva parlare

liberamente, sentirsi accolto, svestiva

il ruolo del Rabbì, abbandonava i

panni dell’accusato per ritrovare,

per qualche momento, il piacere

dell’amicizia e della complicità.

Mi commuove alle lacrime vedere Dio

intessere una relazione, che chiede

ascolto, che ama sedersi con semplicità

intorno ad un tavolo e ridere e scherzare.

Se potessimo, di quando in quando,

invitare Dio e ascoltarlo, preparare per

Lui, come Abramo, un buon pasto e

dello yogurt fresco!

Diventassimo capaci, d’ogni tanto,

di ascoltare Dio e il suo desiderio di

salvezza, ascoltare le sue fatiche e il

suo dolore nel vedere l’umanità travolta

dalla violenza e dal limite, dirgli che

può contare su di noi per realizzare

il mondo altro che ha nel cuore.

Facessimo diventare Betania la nostra vita!

Maria e Marta rappresentano le due

dimensioni della vita interiore; la

preghiera e l’azione.

Maria ascolta con attenzione le parole

del Maestro, le manda a memoria,

se ne abbevera.

Come molti, ancora oggi, pende dalle

labbra del Signore, aspetta che egli

parli al suo cuore.

All’origine di ogni fede, il cuore di ogni

esperienza religiosa è e resta l’incontro

intimo e misterioso con la bellezza di Dio.

Dio che solo intravediamo attraverso

le fitte nebbie del nostro limite ma di

cui, pure, possiamo temporaneamente

fare cristallina esperienza.

Rimettiamo la preghiera e il silenzio nel

cuore della nostra giornata, come sorgente

di serenità e di gioia.

Marta realizza la beatitudine

dell’accoglienza, la concretezza

dell’amore e dell’ospitalità.

Anche lei sa che l’ascolto del Maestro

è l’origine di ogni incontro, ma sa anche

che se questo incontro non cambia la

vita, resta sterile e inconcludente.

Marta nutre il Cristo che Maria adora.

Non esiste una preghiera autentica che

non sfoci nel servizio.

È sterile una carità che non inizi e non

termini nella contemplazione del

mistero di Dio.

Restare ancorati a Cristo, ascoltare la sua

parola, farlo diventare ospite fisso della

nostra vita suscita e produce in noi una

profondità che nulla può travolgere.

Marta e Maria, pur restando gravemente

turbate dalle morte di Lazzaro loro

fratello, sapranno, comunque, ancora

disperatamente rivolgersi al Rabbì che

scioglierà le loro angosce.

Paolo, riflettendo sul dolore che sta

caratterizzando la sua vita di apostolo,

invece di disperarsi offre il suo dolore

a compimento del dolore di Cristo.

Nella logica del Vangelo, anche la notte

e la sconfitta, se unite a Cristo Signore

della notte e della sconfitta, possono

trasformarsi in gesto d’amore.

Siamo ormai nel cuore dell’estate; in

ferie-per i più fortunati-o come me,

a casa ad accudire mia moglie ammalata,

ma comunque, lasciamo entrare la

freschezza dello Spirito accogliendo Cristo.

Santa Domenica, Fausto.

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