Della 20° settimana del Tempo Ordinario.
San Giovanni Eudes, presbitero.
Prima Lettura.
Gedeone, salverai Israele:
non ti mando forse io?
Dal libro dei Giudici (6,11-24a)
In quei giorni, l’angelo del Signore venne
a sedere sotto il terebinto di Ofra, che
apparteneva a Ioas, Abiezerita.
Gedeone, figlio di Ioas, batteva il grano
nel frantoio per sottrarlo ai Madianiti.
L’angelo del Signore gli apparve e gli
disse: «Il Signore è con te, uomo
forte e valoroso!».
Gedeone gli rispose: «Perdona, mio
signore: se il Signore è con noi, perché
ci è capitato tutto questo?
Dove sono tutti i suoi prodigi che i nostri
padri ci hanno narrato, dicendo: “Il Signore
non ci ha fatto forse salire dall’Egitto?”.
Ma ora il Signore ci ha abbandonato e
ci ha consegnato nelle mani di Madian».
Allora il Signore si volse a lui e gli disse:
«Va’ con questa tua forza e salva Israele
dalla mano di Madian; non ti
mando forse io?».
Gli rispose: «Perdona, mio signore:
come salverò Israele?
Ecco, la mia famiglia è la più povera di
Manasse e io sono il più piccolo nella
casa di mio padre».
Il Signore gli disse: «Io sarò con te e tu
sconfiggerai i Madianiti come se fossero
un uomo solo».
Gli disse allora: «Se ho trovato grazia ai
tuoi occhi, dammi un segno che proprio
tu mi parli.
Intanto, non te ne andare di qui prima
che io torni da te e porti la mia offerta
da presentarti».
Rispose: «Resterò fino al tuo ritorno».
Allora Gedeone entrò in casa, preparò
un capretto e con un’efa di farina fece
focacce àzzime; mise la carne in un
canestro, il brodo in una pentola, gli
portò tutto sotto il terebinto e glielo offrì.
L’angelo di Dio gli disse: «Prendi la
carne e le focacce àzzime, posale su
questa pietra e vèrsavi il brodo».
Egli fece così.
Allora l’angelo del Signore stese
l’estremità del bastone che aveva in
mano e toccò la carne e le focacce
àzzime; dalla roccia salì un fuoco che
consumò la carne e le focacce àzzime,
e l’angelo del Signore scomparve
dai suoi occhi.
Gedeone vide che era l’angelo del
Signore e disse: «Signore Dio, ho
dunque visto l’angelo del Signore
faccia a faccia!».
Il Signore gli disse: «La pace sia con
te, non temere, non morirai!».
Allora Gedeone costruì in quel luogo
un altare al Signore e lo chiamò
«Il Signore è pace».
Parola di Dio.
Vangelo.
È più facile che un cammello passi
per la cruna di un ago, che un ricco
entri nel regno di Dio.
Dal Vangelo secondo
Matteo (19,23-30) anno dispari.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi
discepoli: «In verità io vi dico:
difficilmente un ricco entrerà nel
regno dei cieli.
Ve lo ripeto: è più facile che un cammello
passi per la cruna di un ago, che un ricco
entri nel regno di Dio».
A queste parole i discepoli rimasero
molto stupiti e dicevano: «Allora, chi
può essere salvato?».
Gesù li guardò e disse: «Questo è
impossibile agli uomini, ma a Dio
tutto è possibile».
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi
abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo
seguito; che cosa dunque ne avremo?».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico:
voi che mi avete seguito, quando il Figlio
dell’uomo sarà seduto sul trono della sua
gloria, alla rigenerazione del mondo,
siederete anche voi su dodici troni a
giudicare le dodici tribù d’Israele.
Chiunque avrà lasciato case, o fratelli,
o sorelle, o padre, o madre, o figli,
o campi per il mio nome, riceverà cento
volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.
Molti dei primi saranno ultimi e molti
degli ultimi saranno primi».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Gesù
non ce l’ha con i ricchi, non
diciamo
sciocchezze.
Fra
i suoi discepoli annovera un esattore
delle
tasse, si fa mantenere da alcune
donne
fra cui la moglie di uno dei
funzionari
del re, accetta l’invito di
Zaccheo,
capo dei pubblicani, e riposa
nella
ricca tomba di Giuseppe di Arimatea.
Gesù
non è classista, guarda al di là del
portafoglio,
sapendo che la ricchezza è
una
questione di atteggiamento e di stile,
non
di conto in banca.
Ma
è anche estremamente disincantato;
sa
che la ricchezza è un pericolo, un
rischio
per la vita di fede.
Perché
la ricchezza promette ciò che non
riesce
a mantenere; serenità,
soddisfazione,
pienezza.
Tutte
cose che solo la fede può portare.
Gesù
ammonisce noi discepoli;
l’attaccamento
ai beni e ai possedimenti,
anche
di piccola entità, ci possono far
perdere
di vista l’essenziale, distrarci,
affannarci,
farci perdere sonno e serenità.
Interroghiamoci,
in questa giornata, sullo
stile
con cui viviamo il nostro rapporto
con
i beni della terra, se siamo
sufficientemente
liberi per poter
dedicare
del tempo e dell’energia
a
ciò che davvero conta, la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato
il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta
la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
rimetti a noi i nostri debiti come anche
noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e
benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per
noi peccatori, adesso e nell'ora della
nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e
allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e
sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.
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