Della 18° Domenica del Tempo Ordinario.
Sant'Aspreno di Napoli, Vescovo.
Prima Lettura.
Quale profitto viene all'uomo da
tutta la sua fatica?
Dal libro del Qoèlet (1,2;2,21-23)
Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità.
Chi ha lavorato con sapienza, con
scienza e con successo dovrà poi
lasciare la sua parte a un altro che
non vi ha per nulla faticato.
Anche questo è vanità e un grande male.
Infatti, quale profitto viene all’uomo da
tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni
del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole?
Tutti i suoi giorni non sono che dolori
e fastidi penosi; neppure di notte il
suo cuore riposa.
Anche questo è vanità!
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale dal Sal 89 (90)
Ripetiamo. Signore, sei stato per noi un
rifugio di generazione in generazione.
Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte. R.
Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca. R.
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi! R.
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per
tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore,
nostro Dio: rendi salda per noi l’opera
delle nostre mani, l’opera delle nostre
mani rendi salda. R.
Seconda Lettura.
Cercate le cose di lassù, dove è Cristo.
Dalla lettera di san Paolo
apostolo ai Colossési Col 3,1-5.9-11
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate
le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla
destra di Dio; rivolgete il
pensiero alle
cose di lassù, non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è
nascosta con Cristo in Dio!
Quando Cristo, vostra vita, sarà
manifestato, allora anche voi apparirete
con lui nella gloria.
Fate morire dunque ciò che appartiene
alla terra: impurità, immoralità,
passioni, desideri cattivi e quella
cupidigia che è idolatria.
Non dite menzogne gli uni agli altri: vi
siete svestiti dell’uomo vecchio con le
sue azioni e avete rivestito il nuovo,
che si rinnova per una piena conoscenza,
ad immagine di Colui che lo ha creato.
Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione
o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo,
libero, ma Cristo è tutto e in tutti.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Beati i poveri in spirito, perché
di essi è il regno dei cieli. (Mt 5,3)
Alleluia, alleluia.
Vangelo.
Quello che hai preparato, di chi sarà?
Dal Vangelo secondo
Luca (12,13-21) anno C.
In quel tempo, uno della folla disse a
Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che
divida con me l’eredità».
Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha
costituito giudice o mediatore
sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi
lontani da ogni cupidigia perché, anche
se uno è nell’abbondanza, la sua vita
non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La
campagna di un uomo ricco aveva
dato un raccolto abbondante.
Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché
non ho dove mettere i miei raccolti?
Farò così-disse-; demolirò i miei
magazzini e ne costruirò altri più
grandi e vi raccoglierò tutto il grano
e i miei beni.
Poi dirò a me stesso; Anima mia, hai
a disposizione molti beni, per molti
anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”.
Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte
stessa ti sarà richiesta la tua vita.
E quello che hai preparato, di chi sarà?”.
Così è di chi accumula tesori per sé e
non si arricchisce presso Dio».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Dalle
stelle alle stalle!
La
scorsa Domenica ci eravamo inteneriti
e
consolati con la riflessione sulla preghiera,
quella
precedente con la luminosa pagina
di
Marta e Maria e oggi ci tocca parlare
di
beghe ereditarie!
Tutta
la Parola di oggi è incarnata nella
pesantezza
della quotidianità, nella
concretezza
delle scelte e delle relazioni,
nel
difficile rapporto con le cose e le fortune.
Pensavate
forse che la fede restasse
nascosta
tra le nuvole? Ma dai!
Alzi
la mano chi non ha mai avuto almeno
un
piccolo dissidio per questioni di soldi.
Ovvio,
siamo persone equilibrate e
oneste,
è sempre una questione di
principio
e il tale che chiede a Gesù
di
intervenire con il fratello per una
questione
di soldi, probabilmente
ha
ragione; ha subito un torto e
vorrebbe
essere risarcito.
Quante
amicizie ho visto spazzate vie
per
questioni di soldi, quanti (fragili e
superficiali)
legami di parentela
tramutarsi
in odio viscerale per
qualche
metroquadro di casa.
D’altronde,
siamo onesti; se gli affetti,
le
amicizie, le relazioni di parentela non
si
concretizzano in atteggiamenti di
equità
e giustizia, se non passano la
prova
della solidarietà, diventa davvero
difficile
capire come si concretizza il
bene
che diciamo di volerci.
Tant’è;
Gesù sorride e risponde ‘no, grazie’.
No,
grazie; possiamo benissimo capire
da
noi cosa è giusto fare.
No,
grazie; Dio ci ha creati
sufficientemente
intelligenti per
risolvere
ogni questione pratica.
No,
grazie; smettiamola di chiedere
a
Dio di fare ciò che potremmo fare
benissimo
da soli.
No,
grazie; Dio ci tratta da adulti,
evitiamo
di considerarlo come un
preside
che ci risolve i guai.
No,
grazie; Dio non ci allaccia le scarpe,
né
ci soffia il naso come con i bambini
piccoli,
né ci risolve i problemi che
riusciamo
a risolvere benissimo
da
noi stessi.
Il
mondo ha una sua armonia, una sua
logica,
delle leggi che-in ultima
analisi-dipendono
da Dio, ma che
funzionano
da sé.
Dio
non si alza al mattino per dare un
giro
di manovella perché il mondo si
metta
in moto, lo ha creato pieno di
intelligenza
e di bellezza, a noi di
scoprirne
le leggi intrinseche.
L’atteggiamento
della Bibbia, a questo
proposito,
è adulto e maturo; riconosce
in
Dio l’origine di ogni cosa, ma lascia
all’uomo
la capacità di gestire il creato.
Non
occorre sfogliare la Scrittura per
sapere
cosa è bene per l’economia,
la
giustizia, la pace, la solidarietà,
è
sufficiente ascoltare il nostro cuore,
la
nostra coscienza illuminata.
Gesù
sa che dietro la domanda del rissoso
fratello
c’è una questione di soldi e ne
approfitta
per fare una riflessione
sulla
ricchezza.
A
parole, sempre, siamo tutti liberi
e
puri, francescani connaturali.
Proviamo
tutti un connaturale pudore
nei
confronti del denaro, lo consideriamo
qualcosa
di pericoloso, di sporco, di ambiguo.
Una
persona ricca è sempre guardata con
sospetto
e, specie nel nostro mondo
cattolico,
siamo sempre in imbarazzo
a
parlare di denaro.
Tranne
alcuni uomini di Chiesa; che
forse
non hanno letto bene il Vangelo,
non
hanno creduto fino in fondo quello
che
ha detto Gesù al riguardo!
Gesù,
paradossalmente, è molto libero
a
tal proposito; non dice che la ricchezza
è
una cosa sporca.
Dice
solo che è pericolosa.
Guardate
al pover’uomo della parabola;
un
gran lavoratore, non ci viene descritto
come
un disonesto, né come un avido,
anzi,
fa tenerezza la sua preoccupazione
di
far fruttare bene i suoi guadagni per
poi
goderseli in pace…
La
sua morte non è una punizione, ma
un
evento possibile, sempre nell’ordine
delle
autonomie delle cose di cui sopra.
Chissà;
forse troppo stress, troppo lavoro,
troppe
sigarette sono all’origine della sua
morte
improvvisa, non certo l’azione di Dio.
Gesù
ci ammonisce; la ricchezza promette
ciò
che non può mantenere, ci illude che
possedere
servirà a colmare il nostro cuore.
Come
leggiamo nell’acida riflessione del
Qoelet,
anche noi constatiamo come sia
inutile
affannarsi ad accumulare ricchezze
di
cui altri godranno.
Accogliendo
l’invito di Paolo, se davvero
abbiamo
incontrato Cristo, l’ordine delle
nostre
priorità è cambiato nel profondo.
Il
nostro mondo suscita bisogni fasulli
per
colmare il grido di assoluto che
scaturisce
dal nostro cuore e che Dio
solo
può colmare.
Un
pò di essenzialità, allora, ci può
aiutare
a ricordarci che siamo pellegrini,
che
la ricchezza ci può ingannare, e che
chi
ha avuto dalla Provvidenza un pò di
fortuna
economica, è per accumulare
tesori
in cielo aiutando i fratelli più poveri.
La
Parola di propone un grande esame
di
coscienza collettivo, senza farci inutili
sensi
di colpa, proponendoci essenzialità
nel
gestire le cose della terra, assoluta
correttezza
per chi, nelle ‘comunità’,
deve
gestire il denaro a servizio
dell’annuncio
del Regno.
Andiamo
all’essenziale, come il Signore
ci
chiede, lasciamo che siano le cose
importanti
a guidare la nostra vita,
le
nostre scelte.
Non
di soldi, ma di ben altre ricchezze ha
bisogno
il nostro cuore, di beni immensi,
di
tesori infiniti.
Della tenerezza di Dio.
Scusate, amici, questa riflessione
dovrebbero leggerla solo alcuni avidi
uomini di Chiesa, speriamo lo facciano,
buona Domenica Fausto
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